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I signori delle vette

Sebbene siano molto diffusi, in particolare sull'arco alpino, i camosci non sono così conosciuti. Scopriamo le abitudini di questi animali schivi e solitari.

I signori delle vette

Per quanto molto attento a non farsi mai avvicinare, il camoscio (nome scientifico: Rupicapra rupicapra) è uno degli animali più facili da incontrare durante una passeggiata in montagna, soprattutto sulle montagne piemontesi e del Trentino Alto Adige: oltre il 60 per cento dei camosci italiani si trova infatti in questi territori.

I suoi tratti caratteristici sono gli occhi grandi e scuri, le corna sottili e scure, uncinate all'estremità; il mantello molto scuro in inverno e più rossiccio/giallastro in estate; la 'mascherina' bianca sul volto e poi – più evidente nei maschi - la cosiddetta 'barba dorsale', una striscia di peli molto scuri e decisamente lunghi che si sviluppa sulla colonna vertebrale, che viene rizzata dall'animale quando percepisce una situazione di pericolo o per mostrarsi dominante nei confronti di un rivale.

Un camoscio adulto è alto (al garrese) tra 70 e 90 centimetri, mentre la sua lunghezza, compresa la testa, va dai 100 ai 130 centimetri. Il peso varia in base all'età e al sesso del soggetto, oltre che alla stagionalità (in inverno più magri che a fine estate): per i maschi possiamo andare da 28 ai 50 chilogrammi, per le femmine tra 25 e 40. Le differenze morfologiche tra i sessi sono ridotte ma il maschio appare più massiccio, con il collo 'taurino', mentre la femmina ha un aspetto più sottile, slanciato.

Questo animale ha un’indole piuttosto solitaria. Soprattutto tra i maschi, le attività sociali sono ridotte al minimo: nei primi 4-5 anni di vita, vivono in gruppi di due-tre individui, ma successivamente l'adulto maturo è solitario. Le femmine invece vivono in gruppetti con i loro piccoli (ne partoriscono uno all'anno, rari i gemelli) e tendono a frequentare quote più alte e terreni più impervi, dove la prole è più protetta dai potenziali predatori.

I camosci possono vivere anche 25 anni, ma la media degli individui non supera i 15-16, date le durissime condizioni di vita. Studi recenti sul loro comportamento hanno mostrato una nettissima prevalenza del tempo dedicato al nutrimento e soprattutto al riposo, necessario per risparmiare le energie che servono a superare i difficili inverni.

Per questo, se abbiamo occasione di incontrare questi animali durante le nostre escursioni, mai spaventare o disturbare eccessivamente i camosci, come tutti gli animali selvatici, in particolare dalla fine dell'estate in poi. Risparmiare energia è, per un camoscio, questione di vita o di morte!

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Tratto da: Franco Borgogno, ‘Le scelte di vita del camoscio’, su Piemonte Parchi

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