Cip & Ciop in guerra
E' una dura battaglia per la sopravvivenza, quella che lo scoiattolo rosso nostrano sta combattendo contro il suo rivale....
Uno scoiattolo rosso comune nostrano (Sciurus vulgaris) e quello grigio alloctono (Sciurus Carolinensis).
Se nell’immaginario disneyano Cip e Ciop rappresentano l’emblema dell’amicizia, nel mondo reale da anni è in atto una dura lotta tra lo scoiattolo rosso comune nostrano (Sciurus vulgaris) e quello grigio alloctono (Sciurus Carolinensis).
Lo scoiattolo rosso (chiamiamolo Cip), più piccolo e meno aggressivo, è un roditore solitario che può arrivare a pesare fino a 350 g. Possiede orecchie grandi, caratterizzate da un ciuffo di peli, e una lunga e folta coda, che spesso tiene ripiegata sul dorso. La sua pelliccia rossiccia può tendere al marrone, fino ad arrivare in alcuni casi al nero, mentre il ventre è sempre chiaro. Vive nei boschi di conifere e latifoglie, muovendosi rapidamente sugli alberi e raramente scende a terra per cercare nutrimento essendo molto timido e solitario. In inverno non va in letargo, ma riduce la sua attività. È attivo durante le ore di luce, mentre la notte si ripara nei nidi costruiti con rametti e foglie posti alla biforcazione dei rami. La sua presenza nei boschi è essenziale perché, immagazzinando i semi, aiuta la diffusione di molte specie di piante, aumentandone la dispersione e la capacità di germogliare e favorendo quindi il rinnovamento della vegetazione.
Il suo concorrente, lo scoiattolo grigio (che chiameremo Ciop) è invece originario del Nord America ed è arrivato in Gran Bretagna alla fine dell’Ottocento. Più grosso e robusto del suo cugino europeo, misura circa 25 centimetri di lunghezza e altrettanti di coda e il suo peso può raggiungere il mezzo chilogrammo. La sua attività è prevalentemente diurna e si nutre di semi, frutta a guscio, more, cortecce, germogli di alberi, funghi, ma anche nidiacei di uccelli, uova, insetti, che immagazzina in centinaia di nascondigli, dalle cavità dei tronchi alle buche nel terreno, che poi ricopre. L’abilità di Ciop nel procurarsi il cibo mette in difficoltà Cip, che rischia di vedersi saccheggiate le sue riserve invernali.
Per di più, Ciop è molto prolifico: non va in letargo durante l’inverno e le femmine, due volte l’anno, possono dare alla luce anche quattro piccoli, la cui aspettativa di vita si aggira intorno ai 12 anni e oltre i 20 in cattività. È inoltre immune alla sifilide degli scoiattoli, malattia che invece colpisce gli animali autoctoni, e pare possa trasmettere a Cip un nuovo parassita (Trongyloides robustus).
Rappresenta poi un pericolo anche per i boschi e l’agricoltura: infatti, spoglia le cortecce dei pioppi, rendendoli più vulnerabili a insetti e funghi, e danneggia i frutteti, in particolare i noccioleti. Per questo Ciop, nonostante l’apparenza simpatica e innocua, è stato inserito nell'elenco delle 100 tra le specie invasive più dannose al mondo. stilato dall'IUCN, l'Unione internazionale per la conservazione della natura.
In Italia – unico paese dell’Europa continentale in cui Ciop è emigrato – è arrivato a Candiolo nel 1948, forse come dono da parte dell'ambasciatore americano. Dopo aver colonizzato molti boschi del Piemonte, specie nelle province di Torino e di Cuneo, si è poi diffuso in molte zone del Nord Italia e perfino del Centro, e rischia ora di installarsi in tutta Europa.
In Piemonte, dove è presente la più grande popolazione italiana di scoiattolo grigio, è oggi il padrone incontrastato di alcune aree, ad esempio del Parco del Valentino a Torino dove, a causa della competizione alimentare tra le due specie, sta mettendo letteralmente a repentaglio la sopravvivenza dello scoiattolo rosso.
Per questo, nel "Piano nazionale di gestione dello Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis)" sono contenute alcune proposte di intervento a livello regionale che hanno come scopo la salvaguardia delle popolazioni di scoiattolo comune e il mantenimento della funzionalità degli ecosistemi forestali. In particolare si prevede, laddove vengono individuati nuovi nuclei, sono previste misure di ‘eradicazione’, che consistono essenzialmente nella cattura mediante gabbie-trappola e nella successiva eliminazione degli esemplari tramite eutanasia, quando non nell’abbattimento diretto.
Questo tipo di intervento suscita ovviamente la protesta delle associazioni animaliste, che si chiedono se, per salvare lo scoiattolo rosso, sia proprio necessario e inevitabile sterminare quello grigio. Il dibattito sulle misure da adottare verso le specie invasive è aperto: ne parleremo più diffusamente nei prossimi articoli.